COVID-19 E NEONATO: CONOSCENZE E PROBLEMATICHE APERTE – Webinar, 7 luglio 2020
I coronavirus sono virus a RNA appartenenti alla famiglia Coronaviridae (sottofamiglia Orthocoronaviridae, genere β-coronavirus). Nella maggior parte dei casi, i coronavirus causano nella specie umana malattie che decorrono in modo lieve, in particolare malattie delle alte vie respiratorie. Tuttavia, proprio due coronavirus sono stati causa nel recente passato di due gravi eventi epidemici, gravati da una elevata morbilità e mortalità: l’evento epidemico sostenuto dal SARS-CoV (severe acute respiratory syndrome-coronavirus) e quello sostenuto dal MERS-CoV (Middle East respiratory syndrome-coronavirus), a partenza rispettivamente dalla Cina nel 2003 e dalla Arabia Saudita nel 2012.
Nel mese di dicembre 2019, sono stati registrati nella città di Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina, alcuni casi di polmonite grave ad eziologia inizialmente sconosciuta, successivamente ricondotti ad una infezione sostenuta da un nuovo coronavirus, denominato 2019-nCoV e successivamente SARS-CoV-2, in considerazione del grave quadro polmonare che complica la malattia in più del 10% dei casi. La malattia causata da questo nuovo coronavirus è stata denominata dall’OMS COVID-19 (coronavirus disease-19). L’infezione si è rapidamente diffusa in Cina e dalla Cina in diversi Paesi del mondo, tra cui l’Italia.
L’epidemia da SARS-CoV-2 è iniziata in Italia a fine gennaio 2020, quando due turisti cinesi sono risultati positivi per il virus a Roma. Un focolaio è stato successivamente rilevato in Lombardia, che rimane ad oggi la Regione italiana più colpita, e successivamente numerosi casi sono stati registrati in tutte le altre Regioni del Paese. Alla data del 20 agosto 2020 si contano 256.118 casi positivi in Italia, con una mortalità pari al 13.8% dei casi.
I dati ad oggi disponibili mostrano che il periodo di incubazione dell’infezione è generalmente di 3-7 giorni (range 1-14 giorni) e che il virus si trasmette principalmente per via aerea, attraverso “droplet”. Il virus può essere trasmesso anche per contatto ed è stata riportata da alcuni autori una eliminazione del virus con le feci e di conseguenza una possibile trasmissione per via oro-fecale.
Pochi sono i dati certi ad oggi disponibili sulla trasmissione dell’infezione da mamma a neonato, sia durante la gravidanza sia nel corso del primo mese di vita. La trasmissione da mamma a neonato potrebbe verificarsi, come dimostrato per altri patogeni, prima della nascita (via transplacentare), alla nascita (passaggio attraverso il canale del parto) o dopo la nascita (attraverso il latte materno o in seguito a contatto stretto con la madre). Alla luce di quanto ad ora pubblicato nella letteratura scientifica, la trasmissione verticale in senso stretto, cioè per via transplacentare o attraverso il canale del parto o il latte materno, è possibile ma infrequente. Tuttavia, alcuni autori hanno avanzato l’ipotesi che uno stato ipossico materno dovuto all’infezione possa comunque causare eventi avversi perinatali, come l’asfissia o il parto prematuro, pur in assenza di una trasmissione intrauterina del virus. La mancanza di evidenze sul rischio di trasmissione post-natale per via orizzontale, attraverso “droplet” e contatto diretto, ha indotto le diverse Società Scientifiche a formulare raccomandazioni ad interim sulla gestione della diade mamma-neonato in merito alla pratica ormai consolidata del rooming-in e all’allattamento al seno. Ad ora, non esiste un accordo unanime tra le diverse Società in merito alla gestione della diade mamma-neonato, sebbene la maggior parte di esse, inclusa la SIN, si siano espresse in favore sia della pratica del rooming-in sia dell’allattamento al seno, previa adozione di appropriate misure di precauzione.
Al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenze maturato dai Neonatologi durante la pandemia da SARS-CoV-2 che ha colpito duramente, tra gli altri, anche il nostro Paese, il Presidente della SIN e il Direttivo Nazionale SIN hanno promosso l’istituzione di un Registro Nazionale con l’obiettivo di raccogliere, su scala nazionale, i dati clinici derivanti dall’assistenza ai neonati nati da mamma con infezione da virus SARS-CoV-2 diagnosticata in qualunque momento della gravidanza e i dati derivanti dall’assistenza ai neonati con infezione da virus SARS-CoV-2 acquisita entro il primo mese di vita, cioè entro l’epoca neonatale. L’elaborazione dei dati, una volta completato l’inserimento delle schede, consentirà sicuramente di migliorare le nostre conoscenze sulla trasmissione dell’infezione da mamma a neonato e sull’evoluzione clinica dei neonati con infezione acquisita nel corso del primo mese di vita.
Responsabile Scientifico del Corso
Lorenza Pugni