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IL PROF. MASSIMO AGOSTI È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA SIN

“I cosiddetti “Primi 1000 giorni”, dal concepimento ai 2 anni di vita, condizionano la salute a lungo termine dell’essere umano. La Neonatologia ha, quindi, un ruolo fondamentale e la responsabilità di creare, insieme alle famiglie, le condizioni ottimali per poter garantire il miglior futuro possibile per ogni neonato, costruendo ponti multidisciplinari e multiprofessionali con gli ambiti perinatali, pediatrici e specialistici”.

Il Prof. Massimo Agosti, Professore Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi dell’Insubria, dove dirige la Scuola di Specializzazione di Pediatria, nonché Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale e del Dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale Del Ponte di Varese, Coordinatore del Gruppo di lavoro “Percorso Nascita” e Membro della “Commissione Vaccini” di Regione Lombardia, è stato eletto Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), per il triennio 2024-27, a Padova, nel corso del XXX Congresso Nazionale della SIN.


Tra gli obiettivi principali del nuovo mandato: omogeneità delle cure e contrasto alle disuguaglianze relative ai livelli di salute neonatale in Italia e dialogo aperto con le Istituzioni; alleanza con le famiglie dei neonati e con le Associazioni dei Genitori; promozione dell’allattamento anche per i più fragili; continuità assistenziale nella cura del neonato dopo la dimissione ospedaliera.

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PREMATURI, SIN: NECESSARI PROGRAMMI DI MEDICINA DI TRANSIZIONE E FOLLOW UP A LUNGO TERMINE PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DELLA VITA

Prevenzione e trattamento degli esiti respiratori tra le azioni da mettere in atto fin dai primi giorni

La nascita pretermine rappresenta una sfida significativa per la salute pubblica, in particolare per i neonati estremamente pretermine, cioè, nati prima della 28ª settimana di gestazione (7,5% del totale dei prematuri per il Network INNSIN Rapporto 2023). Grazie ai progressi della medicina, la sopravvivenza di questi piccoli è aumentata significativamente negli ultimi decenni.

Tuttavia, la prematurità estrema è associata a un aumento del rischio di complicazioni non solo nell’epoca neonatale, ma anche in età scolare e nell’età adulta. Aspetti che saranno ampiamente approfonditi anche nel corso del XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), a Padova dal 29 al 31 ottobre 2024.

L’attenzione principale degli ultimi decenni di ricerca neonatologica si è concentrata sulla prevenzione e sul trattamento in epoca neonatale degli esiti respiratori, senza però trovare una soluzione a tale problematica sicura ed efficace. A tale scopo, stanno emergendo nuove opzioni preventive che mirano a “riprogrammare” positivamente lo sviluppo del polmone immaturo soggetto a danno ed infiammazione. Tra queste le più promettenti sono le vescicole extracellulari, effettori delle cellule staminali, e l’Insulin-like growth factor-1 (IGF-1), entrambi attualmente oggetto di studi clinici in fase di arruolamento.

Gli aspetti respiratori sono sicuramente tra quelli più discussi in letteratura e, oltre alle note problematiche dell’età pediatrica che comprendono un maggior rischio di infezioni respiratorie severe e wheezing (respiro sibilante), per i soggetti nati molto prematuri, c’è il rischio di una funzionalità respiratoria ridotta durante tutta la loro vita, nell’età adulta e oltre i 50 anni.

Tale riduzione appare maggiore nei soggetti diagnosticati come affetti da Displasia Broncopolmonare (BPD), il 44,6% dei neonati <28 settimane (INNSIN Rapporto 2023), ma è presente, in misura minore, anche negli individui nati molto pretermine che non hanno ricevuto la diagnosi di BPD, con evidenza di una correlazione inversa tra l’età gestazionale alla nascita e l’ostruzione delle vie aeree.

Nella maggior parte dei casi, col tempo, c’è un progressivo miglioramento clinico respiratorio che permette ai soggetti di condurre una vita apparentemente normale, seppure con più frequenti episodi di sintomi respiratori, che comportano un aumento delle ospedalizzazioni e una minore tolleranza all’esercizio fisico.

Dal punto di vista medico, il problema maggiore legato alla riduzione della funzione respiratoria è la sua gestione, poiché troppo spesso i nati prematuri vengono gestiti in età adulta come i soggetti asmatici, sulla base di evidenze spirometriche di una riduzione del flusso espiratorio.

Al momento le evidenze sono scarse, ma sappiamo che i soggetti ex-prematuri, affetti o meno da displasia broncopolmonare, non presentano un aumento dell’Ossido Nitrico espirato (FENo), marker tipico dell’asma e dell’infiammazione eosinofilica di tipo 2. La diagnosi di asma in soggetti nati molto pretermine va quindi posta con cautela, essendo spesso la condizione ostruttiva conseguente alla prematurità e ad una sottostante infiammazione bronchiale dissimile da quella dell’asma.

Un recente studio svedese ha, inoltre, mostrato come una nascita pretermine, soprattutto nella fascia dell’estrema prematurità, risulti associata a un significativo aumento del rischio di insufficienza cardiaca e cardiopatia ischemica in età giovane adulta.

Come spesso accade, le patologie cardiovascolari sono lo specchio di quadri più complessi, come la sindrome metabolica, altro quadro più frequente in questa popolazione.

Tutti questi aspetti fanno comprendere come la prematurità possa avere conseguenze importanti e prolungate, poco conosciute dai medici che seguono questi soggetti durante l’età adulta, i quali spesso non indagano una storia di nascita pretermine, con una conseguente possibile gestione inadeguata delle problematiche presentate. Gestione che apparirebbe comunque difficoltosa, data l’assenza di studi clinici ben strutturati da cui derivino evidenze e linee guida.

“Nonostante le numerose sfide, molti dei nati estremamente pretermine riescono a condurre una vita più o meno normale”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della SIN. “Tuttavia, è chiaro che la qualità della vita può essere compromessa rispetto ai coetanei nati a termine, per la necessità di un maggiore supporto medico, educativo e sociale. Gli adulti nati estremamente pretermine, infatti, affrontano una serie di problemi che possono influenzare la loro vita durante l’adolescenza e l’età adulta e sebbene molti di questi riescano a superare le difficoltà e a condurre una vita soddisfacente, è fondamentale riconoscere e affrontare tempestivamente le sfide che possono emergere”.

Interventi precoci, un adeguato supporto medico e psicosociale e un’educazione personalizzata possono contribuire a migliorare significativamente la qualità della vita di questi individui, aiutandoli a raggiungere il loro pieno potenziale.

“È essenziale, quindi, che i neonatologi e i pediatri si adoperino per aumentare la consapevolezza riguardo le conseguenze a lungo termine della nascita molto pretermine nel mondo medico dell’adulto, per migliorare l’assistenza, strutturando programmi di medicina di transizione e di follow up a lungo termine”, conclude Orfeo.

ROOMING-IN 2.0: LE NUOVE FRONTIERE DEL PERCORSO NASCIT

I neonatologi della SIN a supporto dell neonato sano e della sua famiglia per uno sviluppo neurologico ottimale

Garantire un percorso nascita puntuale ed appropriato a ciascuna coppia madre-neonato costituisce un obiettivo prioritario di salute. Tra gli interventi assistenziali raccomandati per il perseguimento di questo obiettivo, quello che ha mostrato probabilmente la maggiore efficacia clinica e prognostica in ambito perinatale è il rooming-in protratto e esteso, scelto come tema centrale della sessione dedicata al Supporto al neonato sano e alla sua famiglia, al XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), a Padova.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha definito come: “la permanenza del neonato e della madre nella stessa stanza di degenza per un tempo più lungo possibile, auspicabilmente 24 ore su 24, con l’eccezione dei momenti necessari per effettuare quelle procedure assistenziali su madre/neonato (di fatto molto limitate) che giustificano una separazione”.

Ma il rooming-in non è solo questo, è molto di più. Come il corpo materno è l’“ambiente atteso” per il neonato, che favorisce l’adattamento ottimale alla vita extrauterina e gli consente di esprimere al meglio le sue competenze, così il rooming-in è “il posto giusto”, l’habitat ideale in cui genitori e neonato possono esprimere al meglio l’istinto di relazione, la “care” in senso assoluto.

“Il rooming-in 2.0 è ripensato in una nuova accezione, riorganizzato, centrato sulla triade familiare, alla luce delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze”, afferma il dott. Luigi Orfeo, presidente della SIN. “L’organizzazione del rooming-in, previo un monitoraggio scrupoloso del benessere materno e neonatale che garantisca la massima sicurezza clinica, deve divenire un accompagnamento discreto, rispettoso, per la piena realizzazione del bonding, quel profondo e singolare legame, che viene a stabilirsi tra il neonato e la propria madre fin dai primi istanti di vita. Non si tratta di decidere, ad esempio, a che ora fare un prelievo (certo, in una condizione dove la procedura non sia “salvavita”), ma su come posso dare la migliore assistenza possibile in una cornice che rispetti il riposo della puerpera, gli stati comportamentali neonatali e l’attenzione al dolore”.

L’organizzazione del rooming-in 2.0 non cambia solo un reparto, cambia la modalità di assistenza, dal curare al prendersi cura e richiede, quindi, alcuni elementi indispensabili: il supporto, la sicurezza, l’adattabilità delle strutture e la modulazione qualitativa delle routines assistenziali.

Il rooming-in è oggi raccomandato in condizioni fisiologiche dall’OMS (WHO 2017) e dall’UNICEF (nell’ambito delle iniziative “Ospedale amico del bambino”), dalle principali società scientifiche nazionali ed internazionali e dal Ministero della Salute (2019) nel documento di indirizzo “Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni”.

I suoi benefici sono innumerevoli, ben documentati e scientificamente provati: promuove l’avvio dell’allattamento al seno e si associa a tassi di allattamento materno molto maggiori; comporta un miglioramento di numerosi determinanti di salute (a breve, medio e lungo termine); favorisce la relazione madre-bambino e l’attaccamento – bonding; promuove la consapevolezza delle competenze genitoriali – empowerment; favorisce una dimissione appropriata del neonato e della coppia con riduzione dei ricoveri successivi; protegge dalla depressione post-partum e dallo stress indotto dal cambiamento di ruolo dovuto dalla genitorialità; riduce il rischio di infezioni ospedaliere.

Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato come l’adozione dello skin-to-skin alla nascita tra madre e neonato, seguito da una strategia di “zero separation”, garantita dal rooming-in estensivo, giochino un ruolo determinante nel consentire una buona transizione dalla vita intrauterina a quella extrauterina. L’insieme di queste buone pratiche, agendo precocemente in una fase di massima sensibilità (finestra di vulnerabilità)

favoriscono l’ottimale sviluppo neurologico del neonato. In questo periodo, infatti, la crescita del bambino è fortemente condizionata dagli stimoli ambientali cui è sottoposto, grazie ad afferenze sensoriali sia positive che negative, in grado di modificare l’epigenetica e il neurosviluppo, che coinvolgono processi di adattamento e modulazione neuronale. Il rooming-in, permettendo al neonato di continuare a ricevere quegli stessi stimoli positivi che riceveva in utero (la voce materna e paterna, gli odori, gli stimoli tattili…) garantisce in conclusione l’ambiente più appropriato e familiare, indispensabile per lo sviluppo neurologico.

“Oggi abbiamo un importante strumento a nostra disposizione, che contribuirà a fornire indicazioni sulle buone pratiche assistenziali postnatali, che riguardano il neonato e la sua famiglia: il nuovo documento “Benessere della coppia madre-bambino e sicurezza del neonato: il rooming-in”, realizzato dal Tavolo tecnico multidisciplinare sulla continuità del rapporto madre-bambino durante l’ospedalizzazione alla nascita del Ministero della Salute e del quale la SIN fa parte”, conclude il Presidente Orfeo.

SIN: L’ESPOSOMA URBANO HA EFFETTI FIN DALLA NASCITA E A LUNGO TERMINE

Ogni settimana in Europa e Asia Centrale oltre 90 bambini sotto l’anno di età muoiono per cause legate all’inquinamento atmosferico (dati UNICEF). L’esposizione precoce compromette lo sviluppo polmonare, aumenta il rischio di asma e altre malattie croniche e influisce negativamente sul sistema cardiovascolare e sullo sviluppo neurologico.

In occasione del XXX Congresso Nazionale, che si apre oggi a Padova, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce la necessità di interventi per garantire città più sostenibili e sicure tutela della salute di neonati e bambini.

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GPA: I NEONATOLOGI ITALIANI SI UNISCONO A FIMP, SIGO E FNOMCEO

La Società Italiana di Neonatologia (SIN) interviene sull’obbligo di denuncia, anche per i medici, dei pazienti che ricorrono alla Gestazione per Altri (GPA), affermato dalla Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Eugenia Maria Roccella.

La nostra unica preoccupazione è la salute dei neonati e la tutela delle loro famiglie. Rifiutiamo di trasformarci in delatori e continueremo ad assistere con passione, professionalità e dedizione i nostri piccoli pazienti senza discriminazioni”, hanno affermato i neonatologi.

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Position statement sulla PATOLOGIA DELLA MAMMELLA E LATTAZIONE

GRUPPO DI LAVORO NAZIONALE INTERDISCIPLINARE AD HOC ANDOS, ANISC, AOGOI, Associazioni e ONG per l’Allattamento Materno Centro Antiveleni-Bergamo, Comitato Italiano per l’UNICEF, ESRA, FIMMG, FIMP, FNOPI, FNOPO, IEO, SICPRE, SIGO, SIN, SIP, SIPO e SIRM.

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Prevenzione oculare tra i bambini e i giovani

Il 10 ottobre 2024 ricorre la Giornata mondiale della vista, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB), con focus quest’anno sull’importanza della prevenzione oculare tra i bambini e i giovani. Prevenzione che, per la Società Italiana di Neonatologia (SIN), deve avvenire già alla nascita, con lo screening visivo neonatale.

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ALLATTAMENTO: OLTRE LE DISUGUAGLIANZE

Continua l’impegno dei neonatologi italiani per migliorare il sostegno alla triade mamma-papà-neonato

Il 48% dei neonati in tutto il mondo beneficia dell’allattamento materno, con un aumento di circa il 10% negli ultimi 12 anni (dati Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – Unicef) e centinaia di migliaia di vite salvate grazie ad esso.

In occasione della Settimana Mondiale dell’Allattamento Materno 2024, che si celebra in Italia dall’1 al 7 ottobre e che quest’anno si concentra sulla necessità di migliorare il sostegno all’allattamento al seno per ridurre le disuguaglianze esistenti nella nostra società (Closing the Gap. Breastfeeding Support for All), la SIN ribadisce il suo impegno nel supporto della triade mamma-papà-neonato, per contribuire ad eliminare i tanti ostacoli ancora esistenti.

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CS SIN – SIP 23° Giornata del Sollievo

CURE PALLIATIVE PER NEONATI E BAMBINI: GARANTITE SOLO AL 15-18% 7 REGIONI ANCORA SPROVVISTE DI ASSISTENZA DEDICATA
SIN e SIP, in occasione della XXIII Giornata Nazionale del Sollievo, fanno il punto sull’attuale situazione per garantire a tutti i piccoli pazienti il diritto di cure adeguate in Italia

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Giornata Mondiale NIDCAP

Migliorare il futuro dei neonati ospedalizzati attraverso una cura personalizzata, umanizzata, in collaborazione con le famiglie, basata su un approccio scientifico: il 20 marzo si celebra la Giornata Mondiale NIDCAP, un metodo di cura individualizzata per il piccolo, che ha lo scopo di proteggerne lo sviluppo, soprattutto quello neurologico.
In questa occasione la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce l’importanza della centralità del neonato e della sua famiglia nel percorso di cura e la necessità di diffondere questo programma assistenziale a livello globale per i numerosi effetti positivi sullo sviluppo e sul benessere a breve e a lungo termine.

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CS SIN – I PROFESSIONISTI della SANITA’ e la PROMOZIONE della SALUTE MATERNO-INFANTILE: il caso dell’ALLATTAMENTO AL SENO.

Le Società scientifiche che si occupano dell’assistenza perinatale e le Federazioni Nazionali delle ostetriche (FNOPO) e degli infermieri (FNOPI) hanno voluto far chiarezza sull’avvio dell’allattamento e promuovere uno studio nazionale su 89 Punti Nascita. Solo il 67.3% di 33.367 neonati sani, di buon peso ed a termine è risultato allattato esclusivamente con latte materno alla dimissione dalla Maternità. Del resto la formazione in allattamento dei professionisti d’area perinatale (ostetrici-ginecologi, ostetriche, pediatri/neonatologi, infermiere) risulta ancora insufficiente, mostrando una copertura soltanto del 56.2 %. Insomma c’è spazio per interventi di miglioramento.

E’ per questo che è stato avviato il Progetto Policy Aziendale sull’Allattamento (PAA), che ha l’obiettivo di incrementare il tasso di allattamento in ospadale mediante una serie di interventi mirati: formazione del personale, linee di indirizzo aziendali a sostegno dell’allattamento, implementazione di protocolli adeguati sull’allattamento, maggior diffusione delle pratiche facilitanti in ospedale l’avvio dell’allattamento (pratica del pelle a pelle in Sala Parto e rooming-in).

Il Progetto, triennale, si completerà a metà 2025. I dati sopra-riportati si riferiscono alla fase iniziale del Progetto.

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Iscrizioni, diventa socio o rinnova la quota SIN

La SIN è una società, non a fini di lucro, che persegue e allarga gli scopi ed obiettivi del Gruppo di Lavoro di Neonatologia della Società Italiana di Pediatria (SIP).